Truffe sui fondi Ue
Allarme in Piemonte
Gli 007 di Brunetta: fenomeno criminale pervasivo
di Andrea Rossi
da La Stampa del 4/12/09
Per l’Europa quel
fiume di denaro dovrebbe contribuire a ridurre il divario tra le diverse aree
dell’Unione. Ce n’è disperato bisogno: delle 268 regioni che compongono l’Ue a
27 una su quattro ha un Pil pro capite di gran lunga inferiore alla media.
Serve più equilibrio. Ecco perché tra il 2007 e il 2013 Bruxelles ha stanziato
la bellezza di 307 miliardi di euro: dovrebbero servire alla creazione di posti
di lavoro, di infrastrutture, al sostegno delle piccole e medie imprese. Su
quella montagna di soldi molti hanno puntato gli occhi. E qualcuno ha messo le
mani senza averne diritto.
In Piemonte i fondi comunitari porteranno 3 miliardi di euro
spalmati su un arco di sei anni. La presidente della Regione Mercedes Bresso è
stata chiara nell’elencare le priorità: internazionalizzazione delle imprese,
risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili, riqualificazione territoriale
attraverso progetti di sviluppo urbano, recupero del patrimonio
artistico-culturale, formazione permanente delle persone. Non tutto è andato a
buon fine: qualcuno ha fiutato l’affare e ha provato a intercettare una parte
di quel denaro senza averne titolo. A volte ce l’ha fatta, aggirando i
controlli della Regione. A volte è stato pizzicato, sempre dalla Regione o
dalla Guardia di Finanza.
Le «distorsioni nel corretto uso di fondi comunitari» - è
scritto proprio così - sono elencate in una relazione presentata pochi giorni
fa al Parlamento dal Servizio anticorruzione e trasparenza del ministero della
Pubblica amministrazione. In un anno 135 truffe accertate per il «conseguimento
di erogazioni pubbliche» e 58 «indebite percezioni di erogazioni a danno
dello Stato». Numeri ridotti rispetto alla mole immensa di progetti
approvati ed enti che hanno ricevuto contributi. Però secondo gli 007
incaricati da Brunetta di passare al setaccio tutti i reati commessi contro la
pubblica amministrazione un quadro tale da far dedicare alla nostra regione un
passaggio del documento: «Va evidenziata la frequenza rilevata per queste
due violazioni nella Regione Piemonte, che eguaglia la Lombardia, spesso citata
come unica regione settentrionale tra quelle che presenterebbero la maggiore
pervasività della particolare fenomenologia criminale».
Siamo ancora lontani dalle razzie avvenute in Sicilia, Molise o
Umbria. Ma due dati fanno effetto: per la prima volta il Piemonte si affaccia
tra le aree sotto osservazione per l’utilizzo dei fondi comunitari; ormai,
secondo il servizio anticorruzione più del 30 per cento dei reati accertati
contro la pubblica amministrazione riguarda la distrazione o l’uso improprio di
soldi provenienti dall’Unione europea, segno che il grande affare - per
società, imprese, cooperative, gruppi - si è trasferito oltralpe.
Molti, troppi, hanno puntato lo sguardo su quel flusso di denaro,
costringendo gli enti di controllo agli straordinari. L’ultima relazione della
sezione di controllo per gli affari comunitari della Corte dei Conti dà atto
alla Regione, tra fine 2006 e il 2007, di un «notevole sforzo in termini di
controllo». I frutti? «Alcuni milioni che sono stati indirizzati verso
attività che esprimono una forte domanda potenziale». Nel 2008, invece,
sono stati revocati - interamente o parzialmente - 46 finanziamenti a imprese
che erano fallite o si erano sciolte, recuperando 2,6 milioni di euro. Altri
tre milioni sono saltati fuori passando al setaccio svariate irregolarità. E la
Guardia di Finanza ha segnalato quindici casi di gravi irregolarità accertate
dopo controlli effettuati sulle imprese beneficiarie.
Basta? Fino al 2006 è bastato. Forse ora c’è da intensificare il
contrasto. Dalla relazione presentata al Parlamento emerge una certezza: i fondi
europei fanno gola a troppi.